Il terzo settore per l’"impatto nativo" negli ecosistemi di innovazione: apprendimenti dal contesto torinese
di Paolo Biancone, Daniele Caccherano, Flaviano Zandonai
Questo paper è stato presentato durante il XXIV Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Valutazione (AIV), svoltosi a Pescara nel settembre 2022.
Il paper ha l’obiettivo di ridefinire in chiave strategica e gestionale il rapporto tra terzo settore e impatto sociale. Negli ultimi anni, infatti, intorno a questa questione è cresciuto un dibattito sempre più intenso, in particolare tra gli addetti ai lavori e che presenta notevoli ricadute non solo a livello conoscitivo ma anche per quanto riguarda le attività, l’organizzazione e financo gli obiettivi perseguiti da soggetti associativi, cooperativi e mutualistici peraltro al centro di un importante e complesso progetto di riforma normativa.
Per questa ragione è particolarmente rilevante ricostruire, in primo luogo, gli elementi cardine della narrativa dell’impatto sociale nel terzo settore, evidenziando tra questi il ruolo sempre più rilevante assunto da modelli e approcci valutativi che sempre più spesso i soggetti apportatori di risorse (enti pubblici, fondazioni, banche e fondi d’investimento) chiedono di adottare agli enti di terzo settore che finanziano. In secondo luogo la convergenza tra terzo settore e impatto sociale avviene anche grazie alla funzione di facilitazione esercitata da ecosistemi d’innovazione nei quali il confine tra innovazione tecnologica e sociale appare sempre più sfumato e dove i processi tradizionali di trasferimento tecnologico in senso top down incrociano in modo non estemporaneo istanze “da basso” (cioè legate a contesti sociali circoscritti) spesso veicolate da enti di terzo settore e altre espressioni della società civile e dei tessuti comunitari.
Al fine di rendere evidente il ruolo degli ecosistemi d’innovazione verranno proposti due approfondimenti: il primo riguarda Torino Social Impact che può essere considerato il benchmark di ecosistema a impatto sociale a livello nazionale. Il secondo approfondimento riguarda la proposta di un innovation hub di beni e servizi a “impatto nativo” frutto di una coprogettazione tra imprese sociali dell’area torinese che hanno avuto modo di partecipare e di contribuire alle iniziative dell’ecosistema locale. La disponibilità di “più che prototipi” di prodotti e servizi dove l’impatto sociale rappresenta una componente costitutiva consente di riannodare i fili del rapporto tra terzo settore e impatto sociale in chiave più pragmatica e meno retorica riconoscendo ai soggetti di quello che ormai rappresenta il “terzo pilastro” della società una capacità ormai matura di interlocuzione sia a livello di dialogo istituzionale (in particolare con enti pubblici) sia di radicamento nei tessuti sociali.
Ciò consente loro non solo di elaborare idee progettuali (coprogettazione) e di delineare quadri d’insieme (coprogrammazione) ma anche (e soprattutto) di incorporare tali elementi sia di azione che di visione all’interno di catene del valore che soprattutto a livello locale assumono una consistenza tale da potersi candidare a ridefinire i modelli di sviluppo, facendo così avanzare una transizione in grado di contemperare sostenibilità ambientale e giustizia sociale.