Educatori Domiciliari
Analisi di un Ruolo chiave nel sociale
di Arianna Viggiani, coordinatrice servizio di educativa domiciliare professionale Educamondo/Liberitutti, con la collaborazione di Riccardo Casella
Nel vasto panorama dei servizi sociali, l’educativa domiciliare emerge come un elemento fondamentale per il supporto di famiglie e minori in situazioni complesse. Nonostante l’essenzialità dei servizi offerti, è raro sentire parlare di educativa domiciliare nelle università che formano futuri educatori, e ancor più raro che questi ultimi vengano preparati a livello pratico sul mestiere che potrebbero svolgere dopo gli studi.
Proviamo allora a mettere in fila le informazioni essenziali per capire cos’è un educatore domiciliare, in cosa consiste questo lavoro e quali sono gli ostacoli per intraprendere questo tipo di carriera in Italia.
Cos'è l'Educativa Domiciliare
L’educativa domiciliare è un servizio altamente specializzato che si rivolge a minori e famiglie in situazioni di disagio e difficoltà. Questo servizio mira a fornire supporto e strategie per il cambiamento in un contesto familiare. Tuttavia, è importante sottolineare che l’educativa domiciliare non è un’unica opzione universale per tutti i casi possibili. Al suo interno distinguiamo infatti diversi tipi di progetti, ciascuno con le sue specificità.
Progetti Preventivi Mirati (PPM): sono progetti che mirano a prevenire situazioni familiari difficili. Gli educatori lavorano in modo preventivo per evitare che il caso diventi ingestibile.
Progetti Post-dimissioni (PD): questi progetti sono pensati per famiglie in cui un minore o un minore con la madre o il padre hanno terminato un percorso in una struttura residenziale e sono tornati a casa. Il servizio prevede un monitoraggio del loro rientro.
Progetti di Sostegno alle Famiglie Affidatarie (SFA): si tratta di progetti che forniscono assistenza alle famiglie affidatarie nei casi in cui ce ne sia la necessità.Servizi per l’Alta Intensità (AI o PAI): questi servizi vengono contattati dalla neuropsichiatria infantile quando la situazione è già critica, richiedendo assistenza da parte del servizio sanitario nazionale.
La procedura di attivazione
I servizi sociali sono il punto di partenza per l’intervento degli educatori domiciliari. Quando viene segnalata una situazione di disagio, ad esempio da un insegnante che ha notato o sospetta un episodio di violenza agito su un minore, il servizio sociale del distretto di riferimento valuta se è necessario coinvolgere l’educativa domiciliare. Se il tribunale dei minori non ha già emesso un provvedimento, spetta al giudice richiedere l’attivazione del servizio.
L’attivazione dell’educativa avviene attraverso una procedura rigida e prestabilita. I servizi sociali utilizzano una piattaforma di coordinamento che contiene l’elenco di tutte le cooperative che erogano servizi. Una volta che hanno stabilito la necessità di un intervento, contattano tramite questa piattaforma la cooperativa designata e richiedono un totale di ore definito da dedicare al caso in oggetto. Queste ore si dividono all’incirca in un 80% assegnato all’educatore che lavora direttamente con la famiglia e in un 20% destinato al lavoro indiretto, come la gestione della burocrazia e dell’organizzazione, principalmente a carico del coordinatore.
La cooperativa deve avere ragioni valide per rifiutare l’attivazione del servizio, altrimenti è obbligata a erogarlo. Una volta che la cooperativa ha accettato, c’è una riunione con l’assistente sociale che trasmette tutte le informazioni necessarie sul caso. L’educatore viene poi presentato alla famiglia, e da lì inizia il suo lavoro.
Il ruolo dell’educatore
Il lavoro dell’educatore domiciliare parte con un mese circa di osservazione del contesto familiare. Durante questo periodo, cerca di instaurare un rapporto con il minore, che rimane il centro del progetto per tutta la durata del servizio. La sua missione è stabilire obiettivi chiari già definiti nei primi incontri con i servizi sociali. Questi obiettivi possono includere il monitoraggio della relazione scuola-famiglia o la ricerca di attività sul territorio, come sport o attività ricreative. Tuttavia, ogni obiettivo può essere ridefinito se l’educatore ritiene che il problema sia diverso da quanto inizialmente indicato.
Trimestralmente, l’educatore scrive una relazione dettagliata, documentando osservazioni, obiettivi raggiunti e modalità con le quali sono stati raggiunti. Si fanno anche verifiche con coinvolgimento di educatori, famiglie e servizi sociali.
Le sfide del mestiere
Nonostante il ruolo vitale che svolgono, gli educatori domiciliari affrontano diversi ostacoli nel corso della loro carriera. Il primo di questi è sicuramente la mancanza di formazione pratica nelle università. Le lauree in scienze pedagogiche spesso forniscono una base teorica solida, ma non preparano gli studenti a gestire le sfide reali del lavoro sul campo. Queste lacune formative possono essere colmate dai master, è vero, ma la gran parte sono privati e hanno delle rette poco accessibili. Il problema ricade sulle cooperative, che si trovano a gestire una grave carenza di operatori qualificati. Anche nel caso in cui ci si voglia sobbarcare l’onere di un master privato e corsi di formazione aggiuntivi all’università pubblica, restano le incertezze dal punto di vista della carriera. Gran parte degli educatori domiciliari ha infatti dei contratti part-time (sarebbe difficile fare altrimenti, per il sistema attuale) con stipendi poco competitivi rispetto ad altri ruoli raggiungibili a parità di formazione. Tutti questi fattori portano la maggioranza degli educatori a orientarsi verso gli istituti scolastici, una tendenza cresciuta di molto negli ultimi due anni.
In un mondo che spesso sembra indifferente alle difficoltà delle famiglie più bisognose, gli educatori domiciliari emergono come figure chiave. Sono lì per accompagnare le famiglie e i minori in situazioni difficili e, allo stesso tempo, crescono professionalmente. Ogni situazione rappresenta un’opportunità di crescita sia per loro che per la società nel suo insieme. Nonostante ciò, la figura dell’educatore in Italia fatica ancora ad essere riconosciuta come meriterebbe. L’educativa domiciliare non è solo un lavoro: è un impegno per un mondo più inclusivo e solidale. Nella speranza che le istituzioni pubbliche riscoprano questi servizi, invitiamo chi ha l’ambizione a lavorare nel sociale a considerare l’educativa domiciliare come una via concreta per contribuire a un cambiamento significativo.
Episodio 10 “Dialoghi sull’impresa sociale”
Episodio 9 “Dialoghi sull’impresa sociale”