Episodio 5 | Dialoghi sull’impresa sociale

Glocal: Valorizzare la dimensione locale attraverso le buone pratiche internazionali

di Silvia Fazio - Liberitutti scs

Quando ci approcciamo a una parola complessa come “glocal”, la nostra mente ci riconduce inevitabilmente a concetti familiari come “globalizzazione” o “internazionalizzazione dei mercati”. Eppure, se ci fermiamo ad osservare la genesi di questa parola possiamo invece notare due dimensioni: globale e locale. La domanda sorge spontanea: possono questi due aspetti co-esistere?

È innegabile però che la risposta non può essere racchiusa in un semplice sì o un netto no. Che lo si voglia o meno, e la pandemia lo ha ampiamente dimostrato: la nostra vita, la vita delle nostre comunità, sono ormai pienamente e imprescindibilmente legate a questo concetto. Locale e globale viaggiano intrecciati tra di loro in una complessità tale molto difficile da separare in confini netti.

È sulla base di questa macchinosa relazione che nasce la ri-lettura da parte del gruppo Liberitutti del concetto di “glocal” ovvero non più una relazione a senso unico calata dall’alto verso il basso, ma un approccio diverso che parte dalle persone, dalle voci della comunità e si trasforma in un dialogo aperto con altre realtà europee caratterizzate da problemi simili e meno simili ma sempre alla ricerca di nuove idee e soluzioni.

Glocal, quindi, non implica un processo circolare standardizzato e irreversibile come spesso richiama il concetto di globalizzazione. In questa nuova interpretazione è, invece, un concetto aperto che abbraccia un percorso multi-livello e spinge le persone ad essere coinvolte direttamente, a fare la loro parte. Glocal diventa la base per catalizzare idee e realizzare azioni ma, anche, condividere soluzioni, prospettive, risultati e fare rete.
Quest’ultimo aspetto, specialmente a partire dal 2020, è diventato essenziale. Non solo perché il “network” è alla base delle idee di successo, ma soprattutto perché questo rende possibile il reale interscambio tra esperti del settore, comunità e beneficiari.

Ed è proprio partendo da questo che a fine 2019 Liberitutti si è posto il quesito: come si fa a valorizzare più di vent’anni d’esperienza costruita in un territorio così specifico come Torino a livello internazionale?

La risposta è arrivata proprio attraverso la ri-lettura del concetto di glocal che ha permesso di costruire passo dopo passo una rete di valore composta da organizzazioni internazionali dai più svariati background e che hanno condiviso dal primo momento la stessa vision europea. Grazie a queste nuove sinergie “internazionali” è possibile iniziare a investire in progettazioni di qualità nate nel solco di esperienze d’impatto a livello locale e che si sposano perfettamente con l’upgrade sviluppato per la dimensione europea.

Glocal non è solo una nuova forma di interpretazione, racchiude in sé un cambiamento radicale di approccio e dialogo con i territori e le persone che ne fanno parte in linea di continuità e non di rottura. E se, come si ci aspetta in questo nuovo settennato europeo (2021-2027) l’accento sarà concretamente posto sull’impatto e non sull’innovazione, la sfida che ci aspetta sarà quella di trovare nuovi e ulteriori approcci da coniugare con il “glocal” per far sì che le comunità e i bisogni delle persone che le vivono diventino sempre più centrali nel dibattito europeo e non solo un appannaggio di programmi comunitari di nicchia. Abbiamo bisogno di più connessioni di qualità e dal valore aggiunto per creare ponti, non per erigere muri.