Episodio 7 | Dialoghi sull’impresa sociale

Caporalato e Welfare

di Domenica Moscato

Il legame tra immigrazione e sfruttamento lavorativo è certo strettissimo e va trattato da diversi punti di vista tra loro interconnessi, che vanno dalla tutela dei diritti del lavoro, a quelli della sicurezza e dell’assistenza alla persona, perché nella maggior parte dei casi, alle situazioni lavorative estreme si uniscono anche le condizioni abitative degradanti.

Le pratiche di sfruttamento lavorativo, da cui emergono situazioni di lavoro nero e lavoro grigio spesso ai limiti della schiavitù, sono pratiche illegali diffuse in tutto il territorio nazionale e non più esclusive dei territori del Sud Italia. Sono parte di un sistema di reclutamento, intermediazione e organizzazione lavorativa che sta al di fuori dei canali regolari, i quali fanno leva sullo stato di vulnerabilità dei migranti stagionali, sfociando anche in forme di violenza come il sequestro dei documenti e la limitazione della libertà personale.

Il termine “caporalato” si riferisce all’intervento illecito dei caporali, ovvero figure di intermediazione che arruolano manodopera e che stringono legami con la malavita organizzata con l’obiettivo di controllare il territorio e di creare un’economia illegale che – in base ai dati pubblicati dal Quarto rapporto su agromafie e caporalato[1] – raggiunge in Italia circa cinque miliardi di euro.

La lotta al caporalato, per essere efficace, deve poter essere perseguita da diverse politiche di prevenzione e contrasto da parte degli enti di controllo dello stato finalizzate a migliorare il sistema di reclutamento di manodopera e a promuovere le pratiche destinate all’inclusione socio lavorativa dei migranti stagionali. A tal proposito, il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) ha l’obiettivo di finanziare azioni e progetti per il supporto, l’integrazione e l’accompagnamento di cittadini di paesi terzi, vittime o potenziali vittime di sfruttamento lavorativo.

Accanto all’azione pubblica, gli enti del Terzo settore giocano un ruolo fondamentale di supporto alle politiche del lavoro, in quanto quest’ultimo è un veicolo fondamentale di integrazione e cittadinanza che costituisce la cartina al tornasole del livello generale dei diritti riconosciuti.

In questo contesto, i servizi di sociali territoriali diventano presidio locale di welfare, nonché in molti casi il primo contatto utile che il migrante incontra per far fronte alle proprie esigenze di inclusione e cittadinanza. Le organizzazioni del Terzo settore saranno sempre più chiamate a farsi promotrici di animazione comunitaria e di coesione sociale, e per questo avranno l’esigenza di costruire una rete a cui i cittadini migranti possano fare riferimento sui territori.

In tema di tutela dei diritti, c’è poi l’impatto che la pandemia Covid -19 ha avuto sulle condizioni di vita dei migranti: le disuguaglianze sono aumentate dal punto di vista sia economico che sociale, considerando che a causa di procedure amministrative, i migranti hanno un accesso molto limitato e spesso non chiaro ai servizi sanitari benchè i più esposti al rischio di contagio perché privi delle possibilità economiche per mettere in atto le misure di prevenzione, e perché spesso vivono in condizioni abitative di sovraffolamento.

 Inoltre, in un momento in cui l’accesso ai servizi ha dovuto annullare l’attività in presenza, la tecnologia ha rappresentato il mezzo più importante per accedere a misure e azioni di informazione, formazione e di previdenza sociale. 

In questo contesto, la vulnerabilità sociale si traduce in aumento delle pratiche di sfruttamento lavorativo, soprattutto nel settore agricolo che in termini numerici corrisponde ad un range di circa 15% – 20% in più di lavoratori immigrati[2] nelle campagne italiane, dai 40 ai 55 mila persone. In altri termini, il tasso di irregolarità lavorativa è passato dal 39% del biennio 2018-2019 al 48% nel periodo Covid.

È evidente, quindi, che la pandemia ha peggiorato un sistema di illegalità degli immigrati agricoli ed è in questo quadro complesso ed emergenziale che bisogna tentare percorsi di empowerment socio economico a difesa dei diritti essenziali.

Note

[1] Osservatorio Placido Rizzotto, FLAI-CGIL: Quinto rapporto su agromafie e caporalato (Roma, 2020).

[2] Centro studi Tempi Moderni: www.tempi-moderni.net

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