Tutti in sicurezza
di Camilla Corraini RSPP Liberitutti scs
Il 28 aprile è la giornata mondiale sulla sicurezza sul posto di lavoro.
Mediamente quando si parla di sicurezza si parla di adempimenti, obblighi, sanzioni, cose noiose e barbose. Si parla sempre di noia, si parla sempre di qualcosa che “fa perdere tempo” ai lavoratori o “è solo un costo” per i datori di lavoro.
Nel 2020 ci siamo trovati ad affrontare una situazione assolutamente inattesa, e tutto ad un tratto quelli che erano adempimenti noiosi sono diventati momenti di incontro, di confronto e in alcuni casi pure di conforto.
Mai come quest’anno la Cooperativa ha preso in mano la situazione sicurezza e assieme abbiamo costruito l’impalcatura per un lavoro non solo sicuro ma migliore. Non so più quanti meet, zoom, telefonate, videochiamate abbiamo organizzato per raccontare tutti i vari DPCM, provare a trovare soluzioni, farci venire delle idee per portare a casa le attività che facevamo prima e tradurle in qualcosa di fattibile oggi, oppure inventarne delle nuove per far fronte alle richieste che la Città aveva, e a cui volevamo poter trovare una risposta.
Vorremmo ripercorrere alcuni dei momenti con voi. E partiamo già da fine febbraio, quindi la zona del Lodigiano divenne zona rossa, la prima, e il prefetto di Lodi chiedeva la visita medica quotidiana per gli operatori che dovevano entrare in zona rossa. Poi con l’arrivo del primo lockdown i primi interventi: un protocollo scritto subito, ancora abbozzato perchè non era ancora uscito nulla dall’alto (il primo protocollo di intesa è del 14 marzo, il primo nostro dell’11), prime organizzazioni: mascherine, sanificazioni, smart working, il tentativo di creare delle bolle all’interno delle attività in modo da minimizzare i contatti, pur nella difficoltà che questo comporta per attività che basano tutto sul contatto.
Con aprile arriva Casa Combo, una esperienza inaspettata, in cui i protocolli li abbiamo creati da zero, inventandoli quando non sapevamo come fare. E in quel caso abbiamo passato in rassegna tutte le istruzioni di lavoro: vestizione, svestizione, gestione dei pasti, gestione dei giochi e delle attività per gli ospiti, anche grazie a Croce Rossa che come sempre non si è tirata indietro. Parallelamente le attività ai Bagni di via Agliè: se il Bistrot aveva chiuso, le attività di assistenza ai collettivi vulnerabili erano invece più che raddoppiate con la gestione dei pacchi viveri, oltre che delle docce. Oltre quello altre strutture COVID attraverso un progetto legato al mondo della migrazione e al mondo carcerario. E poi pian piano le riaperture, dal centro estivo per i più piccoli ad attività di inclusione per i più grandi.
Insomma è stato un anno intenso, in cui i contatti con il servizio di prevenzione e protezione non erano solo per obblighi e scadenze ma per trovare assieme soluzioni.
Ed è questo che alla fine è il compito di questo servizio: provare a organizzare le attività lavorative creando un pezzetto per volta una cultura della sicurezza che permetta a tutti i lavoratori di svolgere le proprie attività in modo più sicuro.
Episodio 5 “Dialoghi sull’impresa sociale”
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