Mai come quest’anno la Cooperativa ha preso in mano la situazione sicurezza e assieme abbiamo costruito l’impalcatura per un lavoro non solo sicuro ma migliore. Non so più quanti meet, zoom, telefonate, videochiamate abbiamo organizzato per raccontare tutti i vari DPCM, provare a trovare soluzioni, farci venire delle idee per portare a casa le attività che facevamo prima e tradurle in qualcosa di fattibile oggi, oppure inventarne delle nuove per far fronte alle richieste che la Città aveva, e a cui volevamo poter trovare una risposta.
Vorremmo ripercorrere alcuni dei momenti con voi. E partiamo già da fine febbraio, quindi la zona del Lodigiano divenne zona rossa, la prima, e il prefetto di Lodi chiedeva la visita medica quotidiana per gli operatori che dovevano entrare in zona rossa. Poi con l’arrivo del primo lockdown i primi interventi: un protocollo scritto subito, ancora abbozzato perchè non era ancora uscito nulla dall’alto (il primo protocollo di intesa è del 14 marzo, il primo nostro dell’11), prime organizzazioni: mascherine, sanificazioni, smart working, il tentativo di creare delle bolle all’interno delle attività in modo da minimizzare i contatti, pur nella difficoltà che questo comporta per attività che basano tutto sul contatto.